La standardizzazione dell'autenticità: riflessioni su Freud e l'era di Instagram

Instagram e la divulgazione di massa. Esplorando il conflitto tra l'autenticità e gli stereotipi di perfezione.

Francesca Ragusa Photographer

3/3/20243 min leggere

Indovinate di cosa parliamo? Di Instagram

Parte integrante della nostra vita. Strumento di lavoro di tanti, ma soprattutto passatempo di moltissimi in pausa pranzo, durante la pubblicità in tv e... il più delle volte nemmeno ci rendiamo conto di quanto lo utilizziamo per "noia".

Era bellissimo: tutto è iniziato come un modo per raccontare piccoli frammenti della nostra quotidianità, per condividere istanti visivi. Come se stessimo sfogliando un album di foto con gli amici, ma a distanza.
Vi ricordate quando potevi aggiungere un filtro stile Retrica? Ci faceva sentire dei veri maghi della fotografia, capaci di trasformare qualsiasi scatto in un capolavoro.

Poi è cambiato tutto, bla bla bla, è un argomento di cui si parla continuamente.
Potrebbe finire qui il mio post, iniziamo una bella polemica sugli stereotipi standardizzati. E invece no, non non scriverò un post così banale sul mio blog di fotografia.

Voglio mostrarvi un punto di vista diverso dal solito.


Freud e il Disagio della Civiltà

Ho letto il "Disagio della civiltà" di Freud almeno quattro volte: non perchè al liceo io volessi prendere per forza un bel voto in filosofia, ma perchè mi ha sempre incredibilmente affascinato il modo in cui Freud sia riuscito ad indagare a fondo e ad esprimere in modo incisivo un pensiero veritiero riguardo la mente dell'uomo.
Freud si addentra nell'analisi delle cause dell'infelicità umana, mettendo in evidenza la possibilità che abbiamo confuso la felicità con la sicurezza. Pensateci: abbiamo spesso la tendenza a prediligere ciò che è familiare, sicuro e rassicurante. Regolare. Il "diverso" ci spaventa, ci destabilizza.
Quella che sentiamo come protezione e regolarità conforma i nostri desideri e in qualche modo ci fa sentire al sicuro, felici.

Questa riflessione diventa particolarmente evidente nel contesto dei Social Media, come Instagram, dove siamo sommersi da fotografie perfette che sembrano dominare il nostro feed. Siamo rassicurati dalla ripetitività degli stessi soggetti, stessi posti, stesse inquadrature.
Un esempio? Le fotografie del Lago di Braies, i suoi meravigliosi colori verdastri, le Dolomiti innevate e le barchette che fluttuano sull'acqua. Le foto di Influencer perfette a cui far invidia per il loro corpo e la loro pelle, ma che allo stesso tempo stimiamo e veneriamo perchè non saremo mai come loro.
Le foto di Instagram ci offrono un mondo dove ogni dettaglio è curato, ogni angolo è impeccabile, ogni istante è congelato nell'eternità di una perfezione irraggiungibile.

Uguagliarsi è la parola d'ordine. A volte ce lo chiediamo: dobbiamo mostrarci autentici al 100% come avremmo fatto una volta, o ricadere nelle app di fotoritocco e mostrare la perfezione, come fanno tutti?
"No no, io mi mostrerò come sono, vado controcorrente. Mostriamo che l'imperfezione esiste!".
Due like. Sua mamma e l'amichetto piccolo del fratello.

Sarebbe perfetto lo stesso, se solo questo non facesse scattare inevitabilmente nella nostra mente il pensiero che non siamo nessuno. Che nessuno ci vede come vorremmo, che non siamo abbastanza. In qualche modo io o la foto del mio tramonto non saturata non siamo piaciuti. Forse mancava di qualcosa. Forse manco io di qualcosa? Ho fatto una foto schifosa e non piace.
Non ti manca niente. E' solo cambiato il modo di vedere le cose, vogliamo vedere un mondo perfetto, anche se sappiamo benissimo che così non è. Pensare che lo sia ci rende solo un po' più felici.

Con questo non sto dicendo che i Social siano il male. Instagram gioca un ruolo importantissimo nella mia carriera e in quella di tanti altri! Se mi seguite lo vedete, quanto io sia realmente appassionata a questo strumento fenomenale. E' che la mia mente filosofica a volte vaga, si sofferma su un argomento e pensa. Fermandomi a pensare un po' di più, ho trovato il collegamento del pensiero freudiano con la visione Instagram di oggi. Sono strana, vero? FORSE. Ma mi piace raccontarvi tutto ciò che è per me un argomento interessante e inizio di un pensiero insolito.


Quindi, cos'è la felicità?

Alla fine Freud lo dice: la felicità potrebbe non risiedere tanto nella sicurezza e nella ripetizione, quanto piuttosto nella capacità di esprimere se stessi in modo autentico e di realizzare i nostri desideri più profondi.
Non so se sia arrivato il momento di tornare un po' alle origini, di cogliere i momenti senza filtri e di apprezzare la bellezza della semplicità. E' vero, sono quei piccoli istanti di vita vissuta che rendono la fotografia così speciale. Ciò che è importante è proprio la storia dietro ciò che scattiamo, ma siamo pur sempre schiavi delle aspettative e dei modelli imposti dalla società.
Potremmo esplorare nuovi modi di esprimerci sui social e di raccontare le nostre storie, andando oltre i confini della perfezione estetica: ci sarebbe una maggiore connessione di noi stessi con gli altri.

Ma alla fine il Lago di Braies così sgombro, con le barchette vuote e quei colori saturati è bellissimo, no? Non esiste se non alle 6.00 del mattino, ma voglio far finta anche io che sia sempre così. Sarà per un'altra Era.